COACHELLA FESTIVAL

Complesse, dinamiche, giocose, stravaganti: anche quest’anno le installazioni site specific realizzate da artisti, designer e architetti per il Coachella Festival hanno fatto parlare.
I cancelli del Coachella sono stati riaperti per la prima volta dal 2019, rivelando una serie di installazioni su larga scala appositamente commissionate per l’evento. Le colossali opere scultoree esplorano e interpretano per questa edizione,temi globali come la sostenibilità, il dialogo multiculturale, l’immigrazione e arricchiscono l’immensa area dell’Empire Polo Field di Indio, trasformata per due weekend in un eccezionale museo a cielo aperto.

 

Architensions, lo studio italoamericano di design guidato da Alessandro Orsini e Nick Roseboro, è stato selezionato per progettare una delle installazioni volte ad amplificare l’esperienza del Coachella Festival.Per la loro prima installazione al festival, gli architetti hanno voluto portare una dimensione urbana al festival, creando un parco giochi con una superficie complessiva di 1966 metri quadrati.


L’installazione è quindi intitolata The Playground ed è composta da quattro torri collegate da ponti decorativi e con strutture in acciaio di diverse altezze e trae ispirazione da New Babylon, città anticapitalista percepita e progettata nel 1959-74 come potenziale futuro dall’artista visivo Constant Nieuwenhuys.

 

I colori e le forme scelte per il progetto invitano i partecipanti a interagire visivamente con la struttura attraverso l’evocazione emozionale che questi suscitano.  I colori come il magenta e il giallo per la griglia verticale e il ciano per la piazza, creano un’esperienza cromatica volutamente vibrante ed evocano un paesaggio urbano familiare che portano lo spettatore all’immediata visione del tempo libero personale passato attraverso il gioco.


Le forme si riferiscono a tipologie urbane usate appunto per il tempo libero come piazze, teatri, parchi e portici. Queste sono state disposte verticalmente all’interno di una griglia che delinea un ordine al paesaggio creato da così tante forme diverse.

I materiali reagiscono con il sole: la pellicola dicroica proietta i colori sul suolo e sulle persone, mentre la pellicola specchiante amplifica le prospettive e riflette l’ambiente circostante. L’altezza, il posizionamento e la griglia delle torri consentono inoltre di proiettare ombre dinamiche sul terreno. I ponti sospesi definiscono lo spazio interstiziale e le panchine a livello del suolo oltre a collegare le torri e formare l’impronta della “piazza”, costituiscono un luogo in cui riposarsi e guardare gli spettacoli del festival.

Alessandro Orsini, founder insieme a Nick Roseboro di Architensions spiega : “The Playground, in analogia con ‘Il teatro del Mondo’ di Aldo Rossi crea un ambiente simile a un teatro, in cui le persone possono interagire in una sorta di performance. La nostra installazione offre inoltre l’opportunità di vivere uno spazio di svago senza l’uso della tecnologia, semplicemente interagendo con lo spazio e la sua materialità. L’utente è allo stesso tempo spettatore e performer”.
In un’epoca in cui la tecnologia sostituisce le esperienze di vita reale attraverso il monopolio dell’immagine, The Playground rappresenta un modo per riscoprire il proprio tempo libero e una via di evasione da un modo ormai intrinsecamente legato al commercio o all’interpolazione digitale.
“The Playground è un frammento di città”, afferma Nick Roseboro, “un punto di incontro per coinvolgere i partecipanti al festival in interazioni collettive, performance, relax e gioco”.

 

The photography is by Michael Vahrenwald/ESTO, unless otherwise noted.

Erika Gaburro